mercoledì 22 giugno 2016

Tappa Otto: da Minturno a Sinuessa

20 giugno 2016

 
E poi c'è quella mattina in cui la sveglia non suona. Ci destiamo grazie ai colpi sulla porta di Matteo, il proprietario del campeggio, preoccupato per noi. In un tempo record chiudiamo lo zaino e siamo sulla strada. Con due ore e mezza di ritardo. Scontiamo la nostra pena con lo stomaco vuoto, per fortuna Irene ci ha regalato delle albicocche squisite e zuccherino che danno il buongiorno alla mattinata. Passiamo lungo la sponda laziale del Garigliano, di fianco a un deposito dove alcuni carri dormono in attesa del prossimo carnevale. Lungo il fiume pescatori che ci dicono di fare attenzione ai lupi. Uno di loro si ferma a più riprese per offrirci un passaggio, un caffè, qualcosa e per metterci in guardia: di qua dal fiume ok, di là fate occhio, mi raccomando.
Entriamo in Campania. L'impressione epidermica è quella di un improvviso cambiamento o forse sono le macchine che ci fermano per dirci stateve accort'. Seguiamo con devozione le parole di Riccardo ma, in prossimità della passerella posticcia, non ci è chiaro se "lambire la zona umida" significhi crearsi un varco tra le canne di bambù o se dobbiamo cercare un'apertura che non troviamo. L'iniziale panico si fa subito risata e lo scavalcamento della recinzione rimarrà negli annali uno dei momenti più esilaranti di questo mese. 

 
Superato quell'ostacolo la strada è un trottare tra campi di albero da frutto e ulivi. È come ritrovarsi d'improvviso in un mondo parallelo: di là lo sfrecciare frettoloso delle auto, di qua natura e sporadici contadini troppo impegnati per accorgersi del nostro passaggio. Ci piace tanto camminare così, avere un tempo per conoscere e assestarci sul paesaggio e poi un tempo per entrare a piccoli passi nell'abitato, che in questo caso è un villaggio-casa circondariale reso ancora più inquietante dal deserto dell'una di pomeriggio. Il mare compare oltre un vicolo. Lo cogliamo impreparato, pieno solo dei preparativi per la nuova stagione turistica. Dove sono tutti? Non riesco a smettere di chiedermelo. Dove sono le coppiette che si baciano sull'ombelico? Dove i tornei di beach volley, la santa indecenza dei fisici molli, i castelli di sabbia, le bionde trecce gli occhi azzurri e poi? Oggi mi è mancato tutto questo. Se non fosse stato per le dimensioni ridotte della battigia, sarebbe stato oceano, mare lontano da qualunque logica di esibizionismo, mare senza imbuto.


Dopo un panino con la tanto agognata mozzarella di bufala e un bagno ristoratore, riprendiamo il cammino a piedi scalzi sulla sabbia. Un paio di chilometri, poi la missione: trovare Giuseppe Brodella, già guida della nostra guida. Chiediamo indicazioni per il campetto da calcio, poi domandiamo direttamente di lui: vogliamo conoscere quest'uomo che difende coi denti i reperti che si trovano nel "condominio" dove lavora. Lo troviamo in guardiola, intento ad azzannare un corposo panino alla mortadella.
Difficile ricostruire con precisione quest'incontro quasi onirico, oggi è il suo compleanno e noi compariamo come una visione che svolta la giornata. Giuseppe ha la voce di un didgeridoo e il tono di chi ti sta raccontando un segreto. Lui ne tiene tanti, così tanti che, mentre ci racconta di questi luoghi, se ne lascia scappare qualcuno, con due sconosciute si può. "Prendi un cavallo abituato a stare in uno spazio aperto e poi mettigli un recinto e il morso alla bocca. Il cavallo cosa fa? Impazzisce". Ci racconta della sua passione per le pietre e di quanto sia difficile salvaguardare una vita in costante disequilibrio tra una scelta e ciò che accade. Come se il giusto si trovasse lì in mezzo, da qualche parte.
Giuseppe ci accompagna dappertutto: su una duna vediamo una vite arcaica, ritroviamo il basolato, assaggiamo il figone, ci infiliamo a casa di una coppia di abitanti di Baia Azzurra. Arriva anche un ortopedico, con tanto di sfogliatelle, per guardare il ginocchio di Giulia. Intanto Giuseppe ha annullato la nostra prenotazione al B&B.

 
Una testa calda, Giuseppe. Buono ma tosto, come il pane cotto in un forno a legna. Ci fa accomodare in una casetta, ci porta mozzarelle e malvasia. "Non vi abbandonerei mai, ma mi chiamano dai piani alti".
Festeggia con tua moglie, Giuseppe. Noi crolliamo volentieri.
"Però svegliatemi domattina. Vi porto la colazione".

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