domenica 19 giugno 2016

Tappa Sei: da Fondi a Formia

18 giugno 2016


DIALOGO MATTUTINO INEDITO E UN PO' CRETINO
M: Sono un po' emozionata... Oggi vediamo la tomba di Cicerone.
G: Io non ci credo.
M: Cosa vuol dire che non ci credi? Cicerone è esistito davvero, non come Gesù.
G: Ma io non ci credo lo stesso.

 
Oggi partiamo che il sole è un po' più alto. Abbiamo rotto un ritmo, spezzato un incantesimo. Soprattutto abbiamo una paura folle del sole dell'una, che già ci ha ridotto le spalle a zebre. Forse per questo stiamo zitte zitte, o forse perché per una volta prendiamo all'uscita da Fondi una stradina di campagna lontana dal fastidio intermittente delle auto in corsa sull'Appia. O perché questa via è di chi corre e di chi cammina e c'è pure un cartello che lo dice: qui non siamo in difetto. Il passo è dispari: Clara sgambetta veloce, Giulia segue i tempi dettati dalle articolazioni che chiedono lentezza. Ci si aspetta, si continua. Parallelo alla statale corre un sentiero sterrato: rane, agrumi e serre che raddoppiano le curve dei monti.

 
In questa tappa abbiamo l'onore di ritrovare un lungo tratto dell'Appia Antica ben conservato: in pochi passi camminiamo su tre epoche e siamo privilegiate ad averla tutta per noi. Le tante vite dell'Appia, le si possono contare e per ogni pietra si può pire immaginare la loro storia, i tipi di calzature che l'hanno calpestata, quanti soli hanno visto quelle pietre? Sentirsi piccoli, in questo posto è facile, in questo viaggio è facile. E importante per capire cosa stiamo perdendo.
Al termine di questa passeggiata nella Storia, scavalchiamo un cancello per riprendere la Nuova per venti metri, così scrive Riccardo. Giulia conta i passi, si ferma davanti a una linea quasi invisibile che risale una collinetta ai margini della strada. 
"Giuli sei sicura? Vado a vedere". Poco dopo Clara dà il via libera: "Devo fidarmi di più di Riccardo".
"Anche di me".
Ci ostiniamo a tenere i pantaloncini corti, perciò raddoppiamo i graffi. Le sterpi si fanno così fitte che ci tocca abbatterle, a questo serve la tenda.

Arriviamo a Itri leggendo a voce alta le righe che P. Rumiz le ha dedicato. Anche questo sta diventando un rito prezioso.
Luigi ci ferma e ci riempie di domande. Anche  a lui piace camminare, ha percorso da Roma a Terracina in due giorni, "solo che poi mi son dovuto fermare, il ginocchio mi faceva troppo male. Facevo anche 50-52 km al giorno". Si vede dal sorriso e dall'incedere dei punti di domanda che verrebbe con noi subito. Ma la moglie è al supermercato, scusate, se non la aiuto coi sacchetti quella chi la sente. Dopo questo incontro cerchiamo di determinare una normativa per i saluti occasionali, perché da queste parti sono pochi quello che attaccano per primi bottone, ma al primo buongiorno non riescono proprio a trattenersi. Itri è affascinante, la vediamo dal basso, da lontano emerge il suo castello e quando la saluti resta una grande cava a lasciare il ricordo di sé.

 
Non c'è modo di evadere dall'Appia modello SS7. Mentre la percorriamo improvvisiamo un comizio elettorale in difesa di questa strada che ormai (Paolo, possiamo dirlo?) è un po' anche nostra. Ci hanno chiesto spesso in questi giorni di fare da rete per rendere questo nostro camminare un Cammino. Ma la risposta, signori miei, è che no, non possiamo. Almeno finché questa strada non diverrà un bene comune, alla portata di tutti e non un'impresa dissennata, isolata. Chi ha detto che la strada debba essere (solo) delle macchine? Quando è stato deciso? Perché non sono stata informata? Perché mi devo sentire in pericolo, coraggiosa o avventata quando cammino? Perché non posso semplicemente andare a piedi? Non trovo risposta in quete zanzare feroci che suonano il clacson e a malapena si scansano dalla linea bianca che delimita l'asfalto.
È la vista della tomba di Cicerone a salvarci, il ricordo della motivazione. Abbiamo un conto in sospeso, così entro di soppiatto e mi avventuro nella parte posteriore in nome di tutti gli studenti che hanno dovuto patire quello che ho sofferto io.

 
Oggi possiamo, finalmente, salutare il mare da vicino e concederci una gita. Alla fermata, mentre aspettiamo il bus per Gaeta, chiacchieriamo con due nonni sprint. Occhi vispi che brillano ancora di più. Le curiosità sono le solite, ma è la temperatura che cambia: non c'è preoccupazione né invidia o malinconia per i tempi andati, ma una genuina stima che ci onora e ci fa sentire, per una volta, non solo fanciulle coraggiose ma adulte per merito. Uno di loro ci saluta così: "voi siete donne che potete aspirare alla parità, non queste quattro gallinelle".
Alla sagra della tiella ci sediamo di fianco a due fratelli. Lei, classe 1939, domenica scorsa ha portato a casa una coppa: "sai quando ho iniziato a giocare a tennis? A quarant'anni. Perché volevo controllare mio figlio che mi chiedeva i soldi. È proprio vero che a quarant'anni si rinasce".

1 commento:

  1. Ciao ragazzi c'è il modo per non percorrere il tratto di SS7 dal momento in cui si abbandona il tratto di appia antica e quindi prima dell'arrivo a Itri, si allunga di meno di un chilometro rispetto alla strada nuova. E c'è il modo per non percorrere un bel tratto di SS7 anche all'uscita di Itri direzione Formia.

    RispondiElimina