mercoledì 15 giugno 2016

Tappa Tre: da Cisterna a Borgo Faiti (passando per Sermoneta)

15 giugno 2016
 
Quando Clara si alza, Giulia sta già preparando la colazione. Deborah le ha dato tutte le indicazioni la sera prima, in modo da poter iniziare la giornata nel migliore dei modi: ormai siamo di casa. Non sappiamo il perché di questa vicinanza, forse è il loro modo di pensare che coi piccoli gesti si può cambiare il mondo.
I primi a scendere le scale sono i due gattini e poi Deborah, che si è svegliata prima per salutarci. Le ultime indicazioni, poi ci abbracciamo. Fuori dal cancello: "è dall'altra parte". Sorridiamo.
C'è qualcosa di elettrico stamattina, la nostra guida è chiusa nella tasca superiore dello zaino: "abbasso il rettilineo!", urla. Non prenderemo la via Appia, oggi.
Ci abbiamo pensato molto e con la benedizione di Riccardo imbocchiamo via Tivera e la percorriamo tutta. È una strada poco trafficata, ma sembra una pista di Formula Uno. Ci lasciamo trasportare dalle leggende su San Paolo e su questo terreno che crolla e frana di continuo, nascondendo i mondi di prima. Abbiamo bisogno di riempire il nostro passaggio di parole leggere, che possano destare Giulia dal suo dolore al ginocchio.

 
Lasciata via Tivera, arriviamo sulla Ninfina, tra campi di kiwi acerbi e turbanti colorati. La Ninfa è chiusa, ma riusciamo a vederla nel nostro procedere: si tratta del giardino privato più bello del mondo, affacciato su un lago che non fa che raddoppiare questo cielo pieno di falchetti.

 
Al bivio di Sermoneta, una nonna ci chiede dove stiamo andando: anche lei è in apprensione per noi. La rassicuriamo e teniamo la destra fino all'area del mercato più stramba mai vista: due ampi spazi aperti ai piedi della montagna, delimitati da alti muri, restituiscono al mittente ogni parola. Qualche chilometro più avanti ci viene incontro Francesco Saverio, il nostro traghettatore sobrio che si prenderà cura di noi e dell'Appia questo pomeriggio e domani. Fino a Terracina saranno le mani a prendere il posto dei piedi, camminando sull'acqua: come nelle antiche rotte commerciali seguiremo la corrente in canoa sul fiume Cavata.
Francesco ha una pelle scurita dal sole e le pieghe di fianco agli occhi sono bianche di una persona che sorride, che con gli occhi sorride. Prima di raccontarsi, ci chiede di noi, cosa facciamo nell'algida Torino. "È complicato", esordiamo. Ma con lui siamo a nostro agio. Poi - come capita raramente - il suo viso si illumina nominando la parola innominabile, quella che inizia per "V" e finisce per "ocazione". Anche lui ha seguito la sua quando, a quarant'anni, ha lasciato il mondo delle banche per inseguire una passione d'acqua, fatta di canoe e sorgenti.

Dopo pranzo posiamo gli zaini nel ventre di un'ampia canoa e riceviamo un nuovo battesimo: Francesco alterna nozioni di base a racconti sulla Storia e le storie dell'Agro Pontino. Qui l'uomo di Neanderthal incontrò il Sapiens, qui Circe trasformò in maiali i compagni di Ulisse. Ci colpisce come mito e realtà si amalgamino nelle stesse pietre in un'archeomitologia del Circeo che prende forma mentre alle increspature della corrente si mischiano le nostre remate un po' goffe.

 
"Se il Paradiso fosse così, io vorrei andare in Paradiso". Annoveriamo questo posto tra i più belli del pianeta: è un cantare di uccelli, un contorcersi di rami, un momento di meraviglia che chiama silenzio. Ritiriamo i nostri remi e restiamo a contemplarlo, mentre un martin pescatore ci omaggia del suo passaggio azzurro. Non è posto per gli uomini, questo, anche se Francesco se l'è conquistato ripulendone l'accesso ogni giorno per tre mesi, con tenace devozione.
Con dolcezza raggiungiamo un'altra fonte, che spunta tra i campi di granturco: "inizia tutto qui", dice Francesco, "questa è la cura". Ci immergiamo in una piscinetta di acqua sulfurea e gelida. Giulia scivola dentro fino a coprire il ginocchio gigio, il sinistro, quello che fa male.

 
Riprendiamo il fiume alla volta di Borgo Faiti o Forum Appii, luogo fondamentale per la storia della via Appia, per chi quella storia l'ha scritta e per noi, nostra meta odierna. Dopo tutta questa pace, una coppia di cani ci scorta abbaiando senza sosta fino al primo "intoppo": la vegetazione che in questo periodo cresce rigogliosa ha bloccato il passaggio. Ma Francesco aveva calcolato anche questo: arriva Sergio, che ci aiuta a tirar fuori la canoa dall'acqua e ci accompagna in furgone al prossimo pontile. Ci aspetta un'altra ora di canoa: pagaiare stanca, ma noi così riposiamo gambe e testa fino al "traguardo". Questo pomeriggio non siamo noi a condurre.
Passiamo sotto a un ponte romano e scorgiamo il rettilineo fluviale che ci attende domani, poi remiamo controcorrente per attraccare.

 

1 commento:

  1. Bellissimo racconto ... peccato non avviato potuto visitare ninfa ... ma questo viaggio sará solo un assaggio di quante bellezze incontrerete che con la lentezza del passo farete vostre ... invogkiandovi a tornare per apprezzarla ancor di piú. ;-) Francesco

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